Il
complesso di S. Lorenzo de’ Speziali in Miranda (oggetto di un mio studio), formato dalla chiesa e dagli annessi
locali –uno dei quali adibito a museo- appartiene al Nobile Collegio
Farmaceutico Universitas Aromatariorum
Urbis; esso costituisce il portato di una “metamorfosi” pronunciata nel
corso dei secoli, che dal tempio di Antonino e Faustina (141, circa) conduce
all’attuale aspetto architettonico, il quale ne definisce la particolare
monumentalità tra il contesto ambientale dell’area del Foro Romano.
Il
mutamento da edificio consacrato a quegli antichi “divi” a chiesa risale al
630, circa –ma secondo alcuni studiosi la trasformazione avviene all’inizio del
secolo VIII-, per volere del papa Onorio I (625-638), ricordato per la sua
intensa attività nel campo delle opere pubbliche e religiose. Il tempio diviene
quindi ambiente
cristiano
dedicato a S. Lorenzo diacono, in quanto si crede che sia
adiacente al luogo del martirio del santo (258). L’appellativo “in Miranda” o “de Miranda”, cui la più antica citazione è documentata nel secolo
XI, deriverebbe dal verbo “mirare” –dal tardo latino “guardare con ammirazione”-
il Foro. Un’altra voce indica che “Miranda”
sia, in realtà, il nome della fondatrice di un monastero sorto proprio in
questo sito.
Papa
Martino V (1417-1431), nominato “Temporum suorum felicitas” (Felicità
dei suoi tempi), per la sua azione di “riedificazione” -anche culturale- della
città, con la bolla del giorno 8 marzo 1429, concede la chiesa di S. Lorenzo,
quasi in rovina, alla “Universitas Aromatorium Urbis”, vale a dire in
favore a quel Collegio di Speziali dedito alla preparazione di medicamenti a
base di erbe, di altre essenze vegetali, di polveri minerali e, per l’appunto,
di spezie derivate da sostanze vegetali secche anche profumate. Poiché
l’edificio preesistente non può essere utilizzato quale piccolo ospedale, ne
viene demolita l’intera struttura (preservando gran parte degli elementi
architettonici romani superstiti), sostituita quindi da quella quattrocentesca,
formata da un nosocomio e da un minuto luogo di culto.
Nel
1536, in occasione della visita di Carlo V, sono demolite alcune case e chiese edificate
tra le spoglie del Foro Romano, per aprire la strada costruita per il corteo
imperiale (alla realizzazione della quale il popolo contribuisce con il
pagamento di una tassa), nella zona il cui aspetto deve apparire degno –per
quanto all’epoca possibile- dei trionfi dell’antica Roma; per questa ragione sono
abbattute, nell’area del complesso di S. Lorenzo, sia tre cappelle che occupano
il pronao dell’antico tempio, sia una parte dell’ospedale del XV secolo.
La
nuova temperie artistica-culturale che pervade la “Città Eterna”detta altresì la
ricostruzione, d’incipiente registro barocco, di questa chiesa, la quale appare
interrata, come tutta l’area del Foro, a causa delle secolari inondazioni del
Tevere –non dimenticando la stratificazione derivante dalla plurisecolare attività
umana-, le quali con i residui di rocce, di pietre e di fango indurito hanno
innalzato il terreno, coprendo in gran parte le vetuste rovine. Il progetto è
affidato a Giacomo Della Porta, alla cui morte (1602) succede, come direttore
dei lavori, Orazio Torriani che ridisegna l’impianto architettonico dell’interno
-nonché dell’altare maggiore- e la facciata. Egli innalza di sei metri circa il
livello della costruzione e completa il primo ordine del prospetto poco avanti
al 1616; il secondo ordine e il frontone vengono ripresi e terminati- con
marginali modifiche del disegno originario- da Matteo Sassi tra il 1721 e il
1726. La figura planimetrica del nuovo luogo di culto (navata unica con
cappelle laterali) percorre l’intera larghezza della cella del tempio romano, mentre
la lunghezza, ristretta posteriormente dai vani restanti dell’ospedale del ‘400, non occupa per intero il
perimetro della cella stessa ma incorpora le prime colonne del pronao templare, prostendendo lo spazio interno verso il
Foro.
L’aspetto nell’insieme, però, risulta molto simile a quello dell’edificio
romano –come dimostra la mancanza dell’abside- giacché i lavori del XVII secolo
non ne mutano la struttura complessiva.
L’insieme
della facciata ne mostra l’ardita creazione, comprendente le lesene con
capitelli ionici, il portale con timpano arcuato e la finestra creata sotto il
superiore grande timpano curvilineo spezzato. Poiché tale prospetto è posto
dietro alle colonne frontali, quest’ultime in tal modo sono trasformate in un
portico.
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