Roma Insueta deriva da quel mio ricercare, nell’arte, la sensibilità incandescente che trapassa il mero concetto “dell’idea”, seppur mostrata per mezzo di ciò che lo stesso artista, in maniera quasi istintiva, spontaneamente solleva con la sua intrinseca espressione, lanciata con intensità nella pienezza dell’azione creativa. Realtà quindi acuta del vivere nell’arte, infinito impeto che dissuggella altezze vertiginose, dove il respiro abbraccia il cosmo dei sentimenti, che in tal modo si svela all’osservatore, al lettore, all’ascoltatore. Esistenza nell’arte, interminata intensità che non soccombe alla scarna apparenza, effondendosi in elementi che armonizzano il passato e il presente, in un gioco accogliente moti contrapposti, cui la complessiva e complessa presenza crea una forza sostanziata in forme, irradiate per e dalla vita artistica. Roma, attraverso le acutezze artistiche che la sua, rigogliosa, storia ha impresso negli sguardi di ogni epoca, sostanzia questa spontanea spinta emotiva, che l’intelletto coglie con vivacità sino a mutarsi in vivido sentimento, per giungere a quei lidi ove anche una lettura altra si manifesta.

Io Spiego

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venerdì 5 dicembre 2014

Dedalei tratti di Roma: le cupole, simbologia (in breve)



 
Quando lo sguardo si slancia su Roma, da qualsiasi belvedere, un’improvvisa suggestione coglie l’attento osservatore, cogliendovi il serrato acuto dialogo architettonico fra le numerose cupole, che disegnano lo sconfinato prospetto della Città.
La cupola è stata perfezionata e largamente usata dall’architettura romana, che ha il merito di averne risolto i complicati problemi strutturali, trasmettendo alle epoche successive modelli e impianti costruttivi.
Il paradigma di tale antica alta destrezza è mostrato, tutt’oggi, dalla cupola del Pantheon, monumento riedificato, dopo essere stato distrutto da due incendi, nel 120 d.C. per volere di Adriano, imperatore dal 117 al 138 d.C. Già la dedica del Tempio a tutte le divinità, che il termine Pantheon indica, può ricollegarsi, secondo un’interpretazione derivata da approfonditi studi, a un solo poliformo dio. Infatti, il pensiero di tale grande personaggio storico non cela una sorta di gnosticismo ellenistico, fiorito e mutuato, con proprie caratteristiche, in alcuni ambienti dell’antica Roma. Siamo dinanzi, secondo tale lettura, a una visione di un tutto nel quale sono fuse ogni divinità, emanazioni molteplici di una stessa forza che si manifesta attraverso la natura suprema.
L’insieme della costruzione è basato sulla tecnica che utilizza sapientemente l’arco di scarico, come ben evidenzia la muratura del cilindro supportante la cupola. L’interno -aperto al cielo per mezzo dell’oculo, quest’ultimo tramite dell’epifania della divinità e dell’espansione cosmica- descrive un mirabile gioco di luce globale, che palesa una magnifica proporzionalità dei volumi, richiamando il concetto di divino equilibrio, dal quale scaturisce l’armonia della sapiente audacia architettonica.
Durante il Medioevo, anche a Roma, questa struttura a volta assume dimensioni contenute, mostrando, rispetto a quanto costruito durante il periodo classico romano, una parziale diversa forma; infatti, è posta sopra un cubo (o sopra altro poliedro) a copertura degli spazi di battisteri, oratori ed edifici simili. Altresì in questo caso si manifesta un significato simbolico, che la configurazione obliqua descrive nel richiamare il verso triangolare, il quale rimanda all’unità dell’Uno attraverso le tre dimensioni dello spazio, vale a dire lunghezza, larghezza e profondità, mentre all’interno la volta disegna l’emisfero celeste.
Nelle piccole cupole medievali il relativo oculo è rappresentato dalla pietra angolare, che richiama, come figura geometrica, una piramide a base quadrangolare, il cui vertice si riflette quale raggio solare in ogni angolo della base medesima. Questo elemento architettonico, dunque, compie il coronamento dell’edificio, ne completa la sommità, raffigurando l’azione salvifica di Cristo “pietra angolare”, discesa dal cielo, sulla quale poggia tutto l’edificio della Chiesa, intesa come ecclesia ossia l’insieme dei fedeli.
Filippo Brunelleschi venuto a Roma, una prima volta nel 1402 (con il suo amico Donatello) per ritornarvi successivamente, con il fine di osservare, studiare l'antica architettura romana da cui scaturisce la sua fondamentale tecnica, che gli permette di voltare la grande cupola di S. Maria del Fiore di Firenze senza l’impiego di armature, costituendo un enorme salto qualitativo, dà un impulso alla intensa realizzazione di tale tipologia di copertura –per la maggior parte di grandi dimensioni- impiegata per i luoghi di culto dal Rinascimento in poi. Questa particolare struttura, sviluppata altresì in altezza, comprende un elemento terminale, la lanterna, che richiama il significato architettonico - simbolico dell’apertura circolare, adottata dall’architettura romana per illuminare l'interno dell'edificio, come nel caso del Pantheon. Si mostra quale piccola costruzione generalmente circolare che conclude la cupola. Pur presente durante l’età medioevale, soltanto con il Rinascimento entra nell'uso costante dell'architettura per divenirne elemento comune, come confermano le numerose cupole del tardo Cinquecento e del Barocco. Gli architetti, di questo ampio periodo della storia dell’arte, creano dunque questo “piccolo edificio” come la foggia della cupola stessa, che sormontano, divenendone un completamento imprescindibile. All’interno delle basiliche e delle chiese le notevoli misure della volta, la sua fuga prospettica verso l’alto, configurano la “sommità dei cieli” (insieme delle sfere celesti). A tale riguardo basti pensare, ad esempio, alla cupola della Basilica di S. Pietro, opera magna di Michelangelo, terminata da Giacomo Della Porta in forma più slanciata, sotto la quale è collocato l’altare centrale, incorniciato dal maestoso baldacchino del Bernini, insieme architettonico che allude alla linea retta cosmica, la quale collega il cielo alla terra e viceversa, riconducendo il pensiero alla Divinità incarnata in Cristo, creatore e redentore, che agisce nelle due dimensioni così visibilmente e strettamente unite.
 
 


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